Lo scarico cappa è uno degli aspetti tecnici più importanti da considerare nella progettazione o nella ristrutturazione di una cucina, sia essa domestica che professionale. La corretta evacuazione dei fumi, dei vapori e degli odori derivanti dalla cottura degli alimenti non è solo una questione di comfort abitativo: è anche una questione di sicurezza, igiene e rispetto delle normative vigenti. In Italia, lo scarico della cappa è regolamentato da leggi nazionali, regolamenti comunali e, in alcuni casi, da direttive condominiali, che impongono criteri precisi per l’installazione e il funzionamento degli impianti di aspirazione.
Nell’ambito domestico, non tutti sanno che una cappa mal installata o collegata in modo improprio può causare seri problemi, come la formazione di condensa, la diffusione di odori negli ambienti comuni o addirittura la violazione di normative edilizie. Le cose si fanno ancora più complesse quando si tratta di cucine di ristoranti, laboratori gastronomici o altre attività commerciali: in questi casi, le regole diventano molto più stringenti. Vediamo quindi in dettaglio cosa prevede la normativa italiana in materia di scarico cappa, le differenze tra cappe aspiranti e filtranti, e gli obblighi previsti per impianti esistenti o nuovi.
Tipologie di cappe: filtrante o aspirante?
Per comprendere la normativa sullo scarico cappa, è importante distinguere tra due principali tipologie di dispositivi:
- Cappe filtranti (a ricircolo): non necessitano di scarico verso l’esterno, poiché filtrano l’aria (tramite filtri antigrasso e ai carboni attivi) e la reimmettono nell’ambiente. Sono adatte quando non è possibile realizzare una canna fumaria o un foro di uscita.
- Cappe aspiranti (a espulsione): prelevano l’aria carica di vapori e odori e la espellono all’esterno tramite uno scarico. Sono più efficienti ma richiedono un impianto specifico per lo scarico dei fumi.
Nel caso delle cappe aspiranti, la normativa interviene in modo preciso per disciplinare come e dove può avvenire lo scarico dell’aria.
Scarico cappa: la normativa nazionale
In Italia, non esiste una singola legge nazionale che regola lo scarico cappa, ma esistono norme tecniche, regolamenti edilizi e riferimenti nel codice civile. Le fonti principali da considerare sono:
- Norme UNI 7129-3 (per impianti a gas): stabilisce che lo scarico dei vapori da cottura non deve interferire con il funzionamento degli impianti di ventilazione o delle caldaie a gas.
- Regolamenti edilizi comunali: ogni Comune può stabilire limiti specifici in merito a posizione e altezza delle bocche di scarico, distanza da finestre e balconi altrui, e modalità di convogliamento.
- Codice Civile (art. 844): vieta le immissioni moleste di fumi e odori nelle proprietà altrui, soprattutto se superano la normale tollerabilità.
Secondo queste normative, lo scarico della cappa deve sempre avvenire all’esterno, tramite canna fumaria o condotto dedicato, senza recare disturbo a terzi. Non è ammesso, ad esempio, lo scarico diretto in spazi comuni condominiali (vano scala, cortile interno chiuso) o all’interno di un’intercapedine.
Le regole per i condomini
Nel caso di appartamenti in condominio, il tema dello scarico cappa è ancora più delicato. Qui intervengono le norme condominiali che possono vietare lo scarico dei fumi sulle facciate comuni o su cortili interni. In assenza di divieti specifici nel regolamento condominiale, è comunque obbligatorio rispettare il principio del “decoro architettonico” dell’edificio e della non molestia ai vicini.
Per evitare contestazioni, si consiglia di:
- Richiedere l’autorizzazione all’assemblea condominiale per l’installazione della canna fumaria o dello scarico a parete.
- Far redigere un progetto da un tecnico abilitato (geometra o ingegnere).
- Verificare la presenza di eventuali vincoli urbanistici o paesaggistici.
Scarico cappa nei locali commerciali
Per le cucine professionali (bar, ristoranti, mense), lo scarico cappa è ancora più regolamentato. Le ASL locali (Aziende Sanitarie Locali) impongono l’obbligo di impianti di aspirazione ad alta efficienza, con scarico esterno al di sopra del tetto dell’edificio, per evitare la diffusione di odori in strada o nei piani superiori.
In genere, per i locali pubblici si richiede:
- Cappa aspirante con filtri antigrasso e filtri ai carboni attivi.
- Condotto di scarico verticale che superi il colmo del tetto di almeno 1 metro.
- Manutenzione periodica e pulizia certificata dei filtri e dei condotti.
Inoltre, è necessaria la relazione tecnica di conformità da parte di un professionista, da allegare alla SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività).
Cosa fare per uno scarico cappa a norma
Per installare o regolarizzare lo scarico cappa della cucina, ecco i passaggi da seguire:
- Identificare il tipo di cappa adatta alle proprie esigenze e alla struttura dell’edificio.
- Verificare il regolamento edilizio del proprio Comune e le norme condominiali, se si vive in un appartamento.
- Contattare un tecnico specializzato per progettare correttamente l’impianto di scarico.
- Richiedere autorizzazioni preventive, se necessarie.
- Evitare soluzioni improvvisate (come lo scarico in cortile o nel vano scala), che possono portare a sanzioni o a richieste di ripristino da parte dei vicini o del Comune.
In sintesi, il rispetto delle norme sullo scarico cappa è fondamentale per garantire sicurezza, comfort abitativo e buon vicinato. Ignorare la legge può portare non solo a multe salate, ma anche a dover rifare da capo l’intero impianto.